Botta e risposta tra la Cgil e l’assessore regionale al Welfare Angela Robbe sui mezzi con i quali eliminare la baraccopoli di San Ferdinando. Sebbene, infatti, entrambi concordino sulla necessità di smantellare in tempi brevi la baraccopoli (specie dopo il rogo di Capodanno), le opinioni divergono sugli strumenti da impiegare.
“Abbiamo avuto già modo di sottolineare – scrivono Cgil Nazionale, Flai Cgil Nazionale, Cgil Calabria e Flai Cgil Calabria, puntando sull’urgenza della risoluzione del problema – la nostra forte preoccupazione per lo stato in cui si trovano costretti a lavorare e vivere i lavoratori nella baraccopoli di San Ferdinando, e lo abbiamo fatto anche denunciando e proponendo soluzioni nei diversi tavoli istituzionali, insieme alla Regione Calabria e alla Prefettura di Reggio Calabria, alle forze dell’ordine, alla vigilanza ispettiva del lavoro, concordando un impegno celere, al fine di garantire condizioni di lavoro e di accoglienza dignitose per i lavoratori extracomunitari. Impegno, però, che non sembra rispondere alle reali esigenze di collocare al più presto i migranti al sicuro e fuori da quel ghetto infernale che è la tendopoli. Come organizzazione abbiamo sempre ravvisato la necessità di progetti verso l’integrazione e l’accoglienza diffusa rifacendoci al modello Riace e similari, ma non possiamo aspettare che nel frattempo avvengano ulteriori tragedie annunciate e sfruttamento diffuso, alla luce anche delle conseguenze che il decreto sicurezza può causare e che rischia di creare, riempiendo ulteriormente i ghetti esistenti. Per tali ragioni riteniamo come sindacato confederale e di categoria che vadano individuate soluzioni immediate per salvaguardare l’incolumità e la vita delle persone attraverso l‘installazione di moduli abitativi certificati, come avviene nei grandi cantieri pubblici, in un sito idoneo, che possano così prevenire il freddo e la possibilità di nuovi incendi, ma anche migliori condizioni igieniche e sanitarie. Questa è una opzione sicuramente temporanea, che va svuotata in concomitanza con un piano casa diffuso, ma altrettanto necessaria per prevenire incidenti ben più gravi”.
“Quanto è successo a Capodanno non può che suscitare sgomento, rabbia e indignazione, oltre che preoccupazione – conferma l’assessore regionale al Welfare, Angela Robbe – Ciò, però, non rende meno grave e doloroso quanto accaduto, né ci sottrae ad alcune riflessioni che devono guidare l’agire dell’Amministrazione e, prima ancora, l’agire umano. Sorpresa, invece ha suscitato la richiesta della Cgil di nuovi container, che andrebbero ad alimentare il ghetto in cui vivono queste persone. La responsabilità ultima di quanto è accaduto sta nel non voler vedere che la soluzione non può essere spostarsi più in là e creare un’altra tendopoli o baraccopoli, fatta di tende, o di container o di moduli abitativi, che andrebbero a determinare un altro ‘non luogo’ privo di ogni servizio e regola e che continuerebbe nel ghettizzare queste vite e metterle, non meno a rischio di come lo sono ora. Non possono essere queste le soluzione che offrono le Istituzioni, giustificandosi dietro all’emergenza”. “Lo ha detto chiaramente il presidente Oliverio – sostiene ancora Robbe – e ha impegnato la Regione nella costruzione di un fondo da usare a garanzia per favorire l’ottenimento di case in fitto o la sistemazione di questi beni come anche il servizio navetta. Questo percorso per quanto sembri più difficile è l’ineludibile scelta da seguire, considerato che questo flusso migratorio non è un’emergenza come si vuol fare passare, ma è parte della nostra ordinaria quotidianità. Questi lavoratori contribuiscono nella manodopera agricola che ha determinato un peso importante nel Pil della Regione”.