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“Basso profilo”, Gratteri difende l’operato del suo ufficio: «I tempi della politica non c’entrano»

Sulla Procura antimafia di Catanzaro sono piovute accuse di giustizia ad orologeria, sia per la situazione romana, sia perchè saremmo quasi alla vigilia della campagna elettorale per le regionali.

Era quasi scontato che, dopo il clamore per i nomi eccellenti fra le persone arrestate nell’operazione ‘Basso profilo‘, si scatenasse la polemica sui tempi di un’inchiesta che ha colpito Lorenzo Cesa, uno dei protagonisti delle vicende politiche degli ultimi giorni poiché l’Udc era una delle forze dalle quali, sia prima del voto di fiducia, sia ora che sono in corso febbrili trattative per allargare la maggioranza al Senato, si pensava potessero spuntare i cosiddetti responsabili, la quarta gamba venuta a mancare col passo indietro di Italia Viva. Del resto il Governo traballa e non ha tempo, perchè mercoledì prossimo al Senato si vota sulla riforma della giustizia, e Renzi ha già detto che i suoi voteranno contro: se Conte va subito sotto rischia anche la sua permanenza a Palazzo Chigi, perchè a quel punto la strada per una mozione di sfiducia del centrodestra sarebbe spianata.

Le accuse alla Procura e l’intervento di Gratteri

Ecco perchè sulla Procura antimafia di Catanzaro sono piovute accuse di giustizia ad orologeria, sia per la situazione romana, sia perchè saremmo quasi alla vigilia della campagna elettorale per le regionali. Sicchè, Gratteri è dovuto intervenire sia sulla stampa, con due interviste pubblicate stamattina da Repubblica e Corriere della Sera, sia alla Tgr Rai per difendere l’operato del suo ufficio e per smontare la congettura. ‘Le giuro che i tempi della politica non c’entrano – ha detto a Giovanni Bianconi sul Corriere – noi abbiamo saputo che dovevano arrestare l’assessore Talarico e gli altri all’inizio di gennaio, quando è arrivata l’ordinanza del gip, ad un anno di distanza dalla nostra richiesta ed a sei mesi dall’ultima integrazione. Le elezioni in Calabria – dice il magistrato – erano fissate per il 14 febbraio, avremmo aspettato il 15 per non interferire sulla campagna elettorale, ma posi è stato deciso il rinvio ad aprile. Non potevo lasciare arresti in sospeso di decine di persone per tre mesi‘. Ed al giornalista che gli chiedeva se non avesse potuto attendere almeno la soluzione della crisi di governo che individuava nell’Udc di Cesa un potenziale serbatoio di costruttori, Gratteri ha replicato che fino a due giorni prima aveva sentito proprio Cesa dire che il suo partito non sarebbe entrato nella maggioranza e sarebbe rimasto nel centrodestra. All’obiezione che, riguardo alle accuse mosse a Cesa, si tratta di dialoghi fra terze persone, Gratteri ribatte: ‘non si tratta di amici al bar che parlano di calcio, bensì di imprenditori legati alle cosche di ndrangheta che discutono di politica e di rapporti coi politici’. E l’incontro fra Cesa e l’imprenditore Gallo, aggiunge Gratteri, c’è stato, mentre diverso è il discorso su Pierferdinando Casini, il cui nome compare in un’intercettazione, ma sulla cui posizione non ci sono riscontri, tant’è che Casini neanche è indagato. A Repubblica, il procuratore di Catanzaro ha sottolineato che ormai la ndrangheta, più che sparare, corrompe. ‘Talarico – ha detto Gratteri – sapeva perfettamente che l’imprenditore Gallo andava a rivolgersi alle cosche di Reggio Calabria, eppure lo assecondano per poi poter avere voti. Questi sono fatti evidenti, ma in molti non si pongono la domanda principale: fino a quando sarà possibile aprire la porta a cui la ndrangheta bussa? Questo è l’interrogativo cruciale attorno al quale ruotano tutte le inchieste di questi anni. E continueremo a farcela, perchè ci sono sempre più reati che riguardano il potere politico e sempre più reati che riguardano il potere economico’.

Cesa, l’inchiesta “Poseidone” e De Magistris

Ed è questo il punto: sono troppi i politici che continuano ad andare a braccetto con le ndrine, e come appare dalle inchieste il rapporto tra ndrangheta, imprenditoria e politica è sempre troppo stretto e sempre consapevole. Il tempo dirà se e quanto l’inchiesta si è avvicinata alla sostanza dei rapporti d’affari della criminalità organizzata grazie al sostegno della politica, ma c’è da dire che raramente inquirenti ed investigatori hanno ottenuto soddisfazione quando hanno percorso questi sentieri: una delle prove è proprio Cesa, uscito indenne, nella prima metà degli anni 2000, dall’inchiesta Poseidone, coordinata da quel Luigi De Magistris che da pubblico ministero è ora candidato alla presidenza della Regione, quando si deciderà di votare. Sembra una commedia dove tutto si tiene, e nella quale a volte alcuni attori cambiano persino parte.

F.S.

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