Il 4 luglio prossimo, a Roma, Legambiente presenterà i dati dell’ultimo rapporto sulle ecomafie, ma ieri sera a Lamezia Terme, dove ha partecipato a “Trame, il festival dei libri sulle mafie”, il presidente della principale associazione ambientalista italiana, Stefano Ciafani, ha anticipato alcuni dei principali numeri di quella che ha definito come la vera emergenza sanitaria ed ambientale del Paese. 30 milioni di tonnellate di amianto sulle nostre teste e nelle nostre case, spesso inconsapevolmente, sicché non può sorprendere se in alcune zone il mesotelioma, che è un tumore raro, meno dell’1% di tutte le patologie oncologiche, in realtà mieta un numero di vittime che alla fine dell’anno varia tra 4 e 5 mila a causa delle bonifiche mai avviate. E poi 17 mila morti nei territori inquinati dai rifiuti industriali smaltiti illegalmente. E decine di migliaia di morti premature addebitabili alle nanoparticelle che si respirano. Sicchè, dice Ciafani, esiste sì un’esigenza di sicurezza, ma non è legata all’immigrazione o ad un’escalation criminale, bensì alla messa in sicurezza di luoghi in cui aria, acqua e cibo non sono del tutto sicuri per la salute.
Il presidente di Legambiente ha anche anticipato che nella classifica del numero di ecoreati nel ciclo illegale dei rifiuti commessi nel 2018, la Calabria è al terzo posto, con oltre 650 reati, ovvero l’8% di quelli accertati in tutta Italia. Più di mille le persone che sono state denunciate, mentre 12 sono stati gli arresti e circa 350 i sequestri, in sostanza si viaggia al ritmo della scoperta di una discarica abusiva al giorno. Ma Ciafani dice che la Calabria sta anche facendo passi avanti: cresce la percentuale di raccolta differenziata ed aumentano pure gli sforzi per avviare al riciclo una quota sempre maggiore di rifiuti. La buona volontà, insomma, non manca anche se la responsabilità delle criticità che permangono è da redistribuire più o meno equamente, dice Ciafani, tra cittadini disattenti, comuni inadempienti ed imprenditori subdoli.
F.S.