«San Giovanni in Fiore conta circa 17mila abitanti, di cui 9/10mila votanti al massimo. Gli aspiranti alla carica di sindaco sono 7, cui fanno capo 14 liste con circa 220 aspiranti alla carica di consigliere comunale. Ora una constatazione. Nella roccaforte rossa per eccellenza dell’Italia meridionale, dopo la “caduta dell’impero” imperversano la fuga e la transumanza. Il ventre molle della politica silana “smotta” verso luoghi più sicuri e pascoli più redditizi. Sei candidati su sette alla carica di sindaco si schierano, o si dichiarano, comunque alternativi al centrosinistra. E infine una constatazione. Qualcuno nel centrodestra, a partire dalle singole forze politiche e dai loro dirigenti regionali e provinciali, si assuma la responsabilità e faccia il “mea culpa” per aver contribuito alla polverizzazione di quest’area politica». E’ la riflessione di Bernardo Spadafora, membro della segreteria regionale della Lega Calabria, e delegato alle trattative per le Amministrative di San Giovanni in Fiore.
«Di fatto – continua Spadafora – è mancata la capacità o forse la volontà di riportare il ragionamento politico a sintesi. Qualcuno ha voluto, malgrado le nostre puntuali sollecitazioni, rifuggire di fatto da qualsiasi interlocuzione positiva. È mancato un tavolo di concertazione preventivo (anche questo da noi sollecitato con messaggi alla mano) tra tutti i partner di centrodestra. Un tavolo evaso e disatteso da chi poi si è presentato, in notevole ritardo, con una proposta unilaterale, calata dall’alto, con la tracotante pretesa politica di essere accettati acriticamente senza nessuna discussione preventiva finalizzata a un eventuale accordo tra le parti».
«Analizzando e riflettendo su questi atteggiamenti – conclude Spadafora – a noi sorge spontaneo il dubbio che il tutto sia stato voluto scientificamente per lateralizzare, isolare la Lega e fare accordi trasversali, magari con transfughi e trasformisti dell’ultima ora, accordi che il nostro partito avrebbe sicuramente ostacolato e bocciato senza se e senza ma».