domenica, 03 dicembre 2023

Comuni sciolti per mafia: triste primato per la Calabria

A confermare il trend è il nuovo dossier di Avviso Pubblico presentato a Bertinoro

Tra i 18 enti locali sciolti per mafia in tutta Italia nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2022 ed il 30 settembre 2023, 6 sono in Calabria. Un dato che conferma un quadro già noto, dal quale emerge che la Calabria è la prima regione in Italia per numero di scioglimenti, con 134 amministrazioni coinvolte, 31 delle quali commissariate almeno due volte. A confermare il trend è il nuovo dossier di Avviso Pubblico sugli Enti sciolti per mafia presentato a Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena. Nei 18 mesi presi in esame sono stati 6 i comuni calabresi sottoposti ad amministrazione straordinaria: Cosoleto, Portigliola e Scilla (in provincia di Reggio Calabria), Acquaro e Soriano Calabro (nel Vibonese) e Rende (in provincia di Cosenza). A metà ottobre, poi, è arrivato anche lo scioglimento del Comune di Capistrano, sempre nel Vibonese.

“Il dossier – spiega dichiara il Coordinatore regionale di Avviso Pubblico Giuseppe Politanò, vicesindaco di Polistena – fotografa una costante presenza criminale e ’ndranghetistica, evidente nel tentativo di condizionamento dell’economia legale e nell’infiltrazione della cosa pubblica. Lo scioglimento dei Consigli Comunali avrebbe dovuto rappresentare nel tempo un monito; ma oggi, a fronte di amministratori impegnati quotidianamente contro le mafie e nelle azioni di prevenzione, constatiamo invece il silenzio di chi non prende chiaramente le distanze dalle cosche locali, e anzi ne condivide interessi e comportamenti”.
Secondo Politanò, in questo quadro diventa indispensabile accendere i riflettori sulle esperienze negative che rischiano di far considerare marcia tutta la politica e tutti gli amministratori, che invece non sono tutti uguali.
Nel dettaglio, il dossier contiene un focus sul caso di Scilla, sciolto per la seconda volta in meno di 5 anni, “con compagini amministrative in buona parte coincidenti – si legge nel report – e con interessi economici delle cosche che si mantengono intatti: una vicenda emblematica delle profonde cointeressenze che possono sorgere tra clan ed amministrazioni comunali, e delle difficoltà che lo Stato incontra nel rimuoverle”.
Un altro focus è dedicato al caso Guardavalle, per cui lo scioglimento del febbraio 2021 è stato annullato dal Consiglio di Stato, che ha ritenuto non sufficientemente probante il quadro costruito dagli inquirenti.

Due casi che l’associazione ha voluto evidenziare per stimolare la discussione su questo tema complesso e delicato, perchè incide profondamente sulle attività degli enti e, dunque, sul relativo tessuto sociale ed economico.
Un altro aspetto è che tra i 383 decreti di scioglimento emessi dal 1991 ad oggi, 6 riguardano Aziende sanitarie provinciali, evidenziando finalmente quanto anche la sanità pubblica sia nel mirino dei clan.
Ancora, la circostanza che 76 Amministrazioni abbiano subito più di uno scioglimento è “Sintomo – spiega il dossier – di un’infezione durissima da curare”.
Tornando agli ultimi dati, si nota come negli ultimi 18 mesi 13 scioglimenti abbiano riguardato i Comuni del Centro-Nord Italia, il che dimostra il crescente interesse per le mafie, in particolare per la ’ndrangheta, per quei territori in cui lo sviluppo economico-finanziario offre la possibilità di riciclare ingenti quantità di denaro e di inserirsi nel mercato degli appalti pubblici.
Il report dimostra, infine, come l’attacco delle mafie si concentri di più sui piccoli comuni: più facilmente infiltrabili e controllabili, con minore presenza di forze di polizia, e meno esposti mediaticamente