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Coronavirus, Calabria: è polemica sulla chiusura delle scuole da lunedì 8 marzo

Ieri sera l'ordinanza della Regione che prevede il ritorno in classe lunedì 22 marzo, se i numeri della pandemia lo consentiranno

Da lunedì le scuole calabresi, tutte, chiudono per due settimane e passano alla didattica a distanza. Se ce ne saranno le condizioni, ovvero, se i pareri dell’Unità di crisi anti-covid della regione saranno più miti rispetto a quelli espressi ieri, e dunque se a giudizio degli esperti i numeri lo consentiranno si tornerà in classe il 22 marzo. La decisione è stata ufficializzata ieri sera, dopo la firma sull’ordinanza da parte del presidente ff della giunta regionale, Spirlì, nella quale si sottolinea la necessità di sospendere la didattica in presenza in tutte le scuole, fatta eccezione solo per i casi di handicap gravi degli studenti e per un numero limitato di ore. È la necessità, che è anche urgenza, di un intervento per arginare le varianti e non costringere gli ospedali calabresi a subire un urto che non possono reggere ad aver determinato la decisione che tuttavia, com’era facilmente prevedibile, sta già scatenando reazioni e polemiche.

La prima delle quali si è innescata subito dopo la lettura dell’ordinanza: al suo interno non v’era alcun cenno alle scuole dell’infanzia, sicchè il profilo Facebook di Spirlì è stato inondato di commenti e di lamentele tanto che lo stesso reggente, con una nota, ha precisato che si trattava solo di un refuso, insomma, di un errore e che la chiusura doveva intendersi anche per gli asili. Sta di fatto, che da lunedì i cancelli delle scuole resteranno chiusi e le aule saranno vuote. In Calabria, da mesi la scuola è al centro di un confronto senza esclusione di colpi: già nell’autunno scorso c’erano state schermaglie ed i primi ricorsi fino alla madre di tutte le battaglie, l’8 gennaio scorso, quando il Tar calabrese diede ragione ad alcuni genitori che contestavano la sospensione della didattica in presenza fino al 15 gennaio per elementari e medie, e fino fine gennaio per le scuole superiori. Spirlì l’aveva presa malissimo: annunciando ricorso, aveva parlato di follia, e di poche decine di genitori che avrebbero deciso per un’intera regione e per migliaia di famiglie.

Due settimane fa, nuovo affondo: il reggente aveva accennato a dati in peggioramento, che avrebbero costretto alla chiusura, ma poi la Calabria è rimasta in zona gialla e lo è pure dopo i dati del monitoraggio di ieri, benchè anche nella nostra regione tutti gli indicatori mostrino numeri in aumento, per nulla tranquillizzanti. Il covid costringe a scelte difficili, a cambi di direzione continui, a ripensamenti anche in intervalli di tempo brevissimi. Sono crollate tutte le certezze, è tutto un continuo ricercare un equilibrio delicatissimo tra la necessità di salvaguardare la salute delle persone e di fare in modo che la macchina-paese non si fermi, cioè permettere che l’economia non marcisca e che i diritti essenziali, compreso quello allo studio, vengano garantiti.

Scegliere, e dunque decidere, è diventato faticosissimo, e non invidiamo chi riveste ruoli di responsabilità e deve pur farlo. Tuttavia, ci sono temi e settori sui quali i piedi andrebbero piombati e le parole calibrate al millesimo di sillaba. La chiusura di due settimane a partire da lunedì potrebbe in realtà rivelarsi assai più lunga con la Pasqua alle porte, e se è comprensibile la preoccupazione per un andamento epidemiologico che mette i brividi non si può non comprendere la frustrazione dei genitori che non vogliono certo che i loro figli s’ammalino, o essere infettati da loro a causa di un focolaio scolastico, ma che sanno bene che il danno causato dalla pandemia a bambini e ragazzi va ben al di là di quanto appaia. Già intravediamo una possibile pioggia di nuovi ricorsi, senza contare che le situazioni di rischio si annidano un po’ ovunque nelle nostre città, a meno che non si voglia far finta di non vederle, e che i numeri della campagna vaccinale continuano a relegarci all’ultimo posto. Ecco: non sarebbe meglio non disperdere energie in guerre che si sa già in partenza che non avranno vincitori e concentrare tutti gli sforzi verso una lotta senza quartiere al virus?

Francesco Sibilla

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