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Il cibo Made in Italy prima ricchezza del Paese: le stime di Coldiretti per il 2020 (VIDEO)

Il 2020 inizia sotto buoni auspici se si tiene conto dell’analisi dei dati sull’evoluzione della filiera agroalimentare estesa, vale a dire dai campi agli scaffali, ed alla ristorazione. In Italia, infatti, il cibo è diventato la prima ricchezza del Paese, raggiungendo una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offrendo lavoro a 3 milioni ed 800 mila persone. I dati emergono dall’indagine Coldiretti sul valore del cibo in Italia, presentati in questi giorni alla rassegna su cibo e cultura che è stato uno degli eventi conclusi del programma di Matera capitale della cultura 2019. I primati del made in Italy a tavola sono un riconoscimento del ruolo del settore agricolo per la crescita sostenibile del Paese anche se, come spiega il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali, come dimostrano gli accordi di libero scambio e le guerre commerciali legate ai dazi statunitensi o alla Brexit, per l’Italia è fondamentale salvaguardare la sicurezza e difendere la sovranità alimentare.

I dati diffusi da Coldiretti rappresentano anche una leva strategica per il Paese, che cresce più e meglio degli altri e che in poco tempo è stato capace di diventare un traino per l’intera economia, sia all’interno dei confini nazionali che all’estero, oltre ad essere di primaria importanza per la salute e l’ambiente. Lo dimostra il fatto che mai così tanto cibo e vino italiani sono stati consumati sulle tavole mondiali, col record storico delle esportazioni agroalimentari made in Italy che nel 2019 ha fatto registrare un aumento del 4% rispetto al 41 miliardi ed 800 milioni di euro di un anno fa. Quasi i due terzi delle esportazioni interessano i paesi dell’Unione europea, con la Germania come partner principale, mentre al di fuori dei confini comunitari gli Stati Uniti continuano ad essere il principale mercato di riferimento del nostro cibo. E l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti dell’agro-pirateria internazionale, che fattura più di 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente, o proprio truffaldinamente nomi, parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati, che nulla hanno a che fare coi nostri. Un’industria del falso che, paradossalmente, ha i suoi centri principali nei paesi più avanzati, dal Canada agli Stati Uniti, dall’Australia al Sudamerica. Ma poi, le produzioni agricole rappresentano un valore aggiunto di attrazione turistica e la nostra è l’agricoltura più green d’Europa, avendo il primato della sicurezza alimentare, ovvero, il minor numero di prodotti con residui chimici irregolari (lo 0,8% contro l’1,3% della media europea), con 297 specialità dop ed igp riconosciute a livello europeo, 415 vini doc e docg, ben 5.155 prodotti regionali tradizionali censiti e la leadership nel biologico, con oltre 60 mila aziende che hanno deciso di non coltivare organismi modificati geneticamente e ben 40 mila imprese agricole impegnate nel custodire semi e piante a rischio di estinzione. Infine, il nostro paese è anche leader nella biodiversità, con 504 varietà iscritte al registri viti contro le 278 dei francesi, e 533 varietà di olive, contro le appena 70 degli spagnoli.

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