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Il testamento di Uday, morto nel naufragio di Steccato: “La vita è breve, amatevi”

Il ragazzo palestinese aveva registrato il video poco prima di imbarcarsi per l'Italia

“Tanti familiari, tanti amici sono morti nella guerra in Palestina. Scappiamo dalla guerra, dalla povertà. La vita non si ferma per nessuno, anche se siamo addolorati per tutte le nostre perdite. La vita è breve, amatevi”. Mancano pochi giorni alla partenza per l’Italia, a bordo di un barcone, quando Uday Abdel Fattah Aref Ahmed, un ragazzo palestinese di 27 anni registra queste parole in un video. Si trova a Smirne, in Turchia, in attesa di prendere quel barcone che poi, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, si schianterà su una secca davanti alle coste di Steccato di Cutro (Crotone), provocando la morte di almeno 88 persone, tra cui una trentina di bambini e tante donne. Tra le vittime accertate ci sarà proprio lui, Uday, riconosciuto grazie a un documento, seppure tra mille difficoltà, per un errore nella trascrizione del nome. E da due connazionali superstiti, Ahmed di 31 anni e il nipote Mhamed di 19 anni che hanno viaggiato con lui sul ‘Summer Love’, partito dalla Turchia nella notte del 22 febbraio. (AdnKronos)

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