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Istruzione, Svimez: un anno in meno di scuola per gli studenti del sud, peggio con l’autonomia

Il divario tra il sistema scolastico del nord e quello del sud, già gravemente carente, potrebbe aumentare con l'approvazione del decreto promosso dal ministro Calderoli

Un bambino che frequenta una scuola del sud usufruisce di 200 ore in meno di attività scolastica rispetto ad un bambino che frequenta un istituto scolastico del nord. E il divario potrebbe aumentare con l’autonomia differenziata. Sono i dati allarmanti emersi dal rapporto promosso da Svimez e L’Altra Napoli onlus, presentato oggi, a Napoli, in occasione dell’incontro “Un paese due scuole”. La scuola,  infatti, cammina a due velocità diverse per i bambini delle scuole elementari del nord e quelli del sud, che, in termini di ore, perdono un anno di attività didattica. Conseguenza del crollo degli investimenti nella scuola del Meridione, crollati negli ultimi 10 anni del 30%.  Dallo studio risulta un progressivo disinvestimento dalla filiera dell’istruzione che ha interessato soprattutto le regioni del Sud. Tra il 2008 e il 2020, la spesa complessiva in termini reali si è ridotta del 19,5% al Sud, oltre 8 punti percentuali in più del Centro-Nord. Ancora più marcato il differenziale a svantaggio del Sud nel calo della spesa per investimenti, calati di quasi un terzo contro “solo” il 23% nel resto del Paese. Più significativo è il rapporto tra spesa e studenti, dal quale risulta uno scarto sfavorevole al Sud, dove la spesa per studente è di circa 100 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese. Allarmanti anche i dati Svimez sulle mense scolastiche. In Calabria 60mila alunni delle scuole primarie statali, pari all’80%, non beneficiano di alcun servizio di mensa scolastica. La debolezza dell’offerta scolastica e, più in generale, la limitata qualità dei servizi pubblici alimenta il processo di denatalità e i flussi di migrazione giovanile che, a loro volta, comprimono il numero di alunni, con il conseguente adeguamento al ribasso dell'”offerta” di istruzione. Tra il 2015 e il 2020 il numero di studenti del Mezzogiorno, dalla materna alle superiori, si è ridotto di quasi 250.000 unità contro un calo di 75.000 unità nel Centro-Nord.

La situazione potrebbe precipitare con l’autonomia differenziata. “Il quadro che emerge dai dati, e che rischia di rafforzarsi ancor più se passano le proposte di autonomia, è quello di adattare l’intensità dell’azione pubblica alla ricchezza dei territori, con maggiori investimenti e stipendi nelle aree che se li possono permettere, pregiudicando proprio la funzione principale della scuola che è quella di fare uguaglianza”. L’allarme arriva dal direttore della Svimez Luca Bianchi, secondo il quale per contrastare le dinamiche che vedono dati di investimento e ore di offerta scolastica differenti al nord e a sud “occorre invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche pubbliche nazionali in tema di istruzione. Il Pnrr è l’occasione per colmare i divari infrastrutturali, tuttavia l’allocazione delle risorse deve essere resa più coerente con l’analisi dei fabbisogni di investimento, superando i vincoli di capacità ammnistrativa. La priorità oggi è rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali, sia del Sud che del Nord. Garantendo asili nido, tempo pieno, palestre, rafforzando l’offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono”.

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