“Con tutti questi problemi che ci sono a crotone ci mancava il festival di capodanno il resto non gliene frega a nessuno”; “Occhiuto e compani ipiuu’, La sanità pubblica lavoro treniii aeroporto, case e scuole disastrate”; “Con tutta la fame che ce in giro questo pensa al capodanno.. Per mettersi qualche spicciolo in tasca.”; “Io avrei organizzato sulla Salerno\ Reggio Calabria il capodanno….non sarebbe stato male…. ”; “Ma con Reggio bellissima che c’era , con la sua Arena e il Lungomare immenso ve la fate in quel di Crotone. Dobbiamo fare figuracce su raiuno…ma per favore”; “Ora si che tutti i problemi di Crotone sono risolti”; “La Calabria e salva…mavatammaz”.
Questi che avete appena letto sono alcuni degli oltre cento commenti pubblicati sotto il nostro articolo “Il Capodanno Rai si farà a Crotone, Occhiuto: «Vinta ogni resistenza»”, sulla pagina Facebook di TgCal24.it (con annessi errori grammaticali degli utenti). Fortunatamente la maggioranza sono commenti positivi in merito all’evento Rai che si terrà il 31 dicembre in piazza Pitagora.
Il punto centrale delle critiche è la scelta di trasmettere “L’anno che verrà” in Calabria e a Crotone, «con tutti i problemi che abbiamo…». E’ vero, non nascondiamoci dietro ad un dito: in Calabria ci sono tantissimi problemi, dalla sanità alle infrastrutture, dal lavoro alla criminalità organizzata – solo per citarne qualcuno, ma finiremmo per ripeterci. Sono tante le priorità a cui le istituzioni devono lavorare e risolvere al più presto. Ma accanto a tutto ciò, c’è anche da tenere in considerazione gli eventi culturali – che siano musicali, teatrali, oppure mostre d’arte, spettacoli; eventi che possano attrarre turismo, interno alla regione, o esterno. Ebbene: un evento quale il Capodanno Rai è un attrattore che fa girare l’economia.
Riflettiamoci un attimo: tutta la produzione dell’evento – parliamo di un numero consistente di persone che ci lavorano, dai tecnici al corpo di ballo, musicisti, trucco, parrucco, ecc – dovrà stare a Crotone per vari giorni. Prendiamo ad esempio proprio i tecnici: l’enorme palcoscenico non si monta il giorno prima, o le luci, o l’impianto audio. Staranno in città diversi giorni, e consumeranno a Crotone, dormiranno qui. “L’anno che verrà” attirerà gente dalle altre province e regioni che staranno a Crotone, la visiteranno, come visiterà gli altri centri della provincia, spenderanno quì. E’ questo l’auspicio che, in primis, si aspetta la Regione Calabria che ha bloccato l’evento per due anni: non dimentichiamoci, infatti, che anche il prossimo anno la trasmissione si terrà nella nostra regione. Quindi, le polemiche stanno a zero, perchè la trasmissione è una vetrina della Calabria in tutta Italia ed oltre, ma anche per chi verrà qui ad assistere allo spettacolo.
Non solo, inviterei a fare altre due riflessioni. La prima: i soldi che la Regione investe per – in questo caso – la produzione a Crotone del Capodanno Rai, non sono fondi distratti ad altro. Mi spiego meglio: questi fondi non si possono impegnare in altri capitoli di spesa perchè hanno l’indirizzo specifico della promozione territoriale. Seconda riflessione: mettiamo caso che la trasmissione non venga realizzata a Crotone. Sarebbe più auspicabile che venga fatta, per esempio, in Toscana, o in Trentino Alto Adige – per citare due regioni a caso? Spostandola in altro luogo che non sia la Calabria, riusciremmo comunque a risolvere gli atavici problemi di casa nostra?
Altrimenti, potremmo fare in un’altra maniera – e la mia è una provocazione forte, che già espressi più di un anno fa quando sempre a Crotone vennero mosse critiche per la realizzazione del murale di Rino Gaetano da parte dello street-artist internazionale Jorit. L’opera costò al Comune pitagorico 25mila euro: anche la realizzazione de “L’anno che verrà” in Calabria ha un costo, certamente. Questa la mia provocazione: fermiamoci per altri 20 o 30 anni. Sistemiamo tutte le priorità che ha la Calabria. Tutte, sia ben chiaro. Ma dimentichiamoci di tutte le altre “cose futili e culturali” come mostre, concerti, cartelloni invernali ed estivi dei Comuni. Poi ripartiamo. Nella regione che ha più commissari nei vari enti che in tutta Italia, serve un commissario ai problemi e alle priorità di risoluzione. Se i leoni da tastiera avessero messo lo stesso impegno e la stessa forza che usano oggi per criticare sui social quando si manifestava per lavoro, tumori, bonifica, infrastrutture e sanità pubblica, ora la Calabria sarebbe meglio della Svizzera.
Ci lamentiamo sempre, ma non riusciamo a vedere gli sviluppi positivi che questo – come tanti eventi – portano alla nostra regione. Su questo tema consiglio la lettura dell’articolo “Capodanno a Crotone, foragabbu”: il calabro medio chiuso nelle sue 4 mura di arretratezza”, scritto dai colleghi di StrettoWeb che descrive alla perfezione il quadro degli ultimi giorni. L’invito che ci sentiamo di rivolgere a tutti i calabresi è quello sì di pensare ai problemi importanti della nostra regione, ma che accanto ad essi ci debba essere lo spazio anche per la cultura, lo spettacolo ed agli introiti che generano per l’economia del territorio.