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L’EDITORIALE | Due settimane fa la tragedia di Steccato di Cutro: il video racconto

Sono passate due settimane dalla tragedia di Steccato di Cutro, nella quale hanno perso la vita – nel momento in cui scriviamo – 76 persone, tra donne, uomini e bambini.

Ho cercato in queste due settimane le parole giuste, se si può dire così, in merito a questo tragico evento. Devo essere sincero: non le ho trovate. Quello che abbiamo visto sulla spiaggia di steccato di Cutro, che abbiamo registrato con le nostre telecamere, è un qualcosa di paradossale, allucinante. Se ancora ci ripenso, a distanza di quindici giorni, non riesco a trovare una spiegazione. Spesso mi vengono in mente alcuni flash.
Non nascondo che ho pianto sulla spiaggia di steccato di Cutro, domenica 26 febbraio nel pomeriggio, quando è giunto l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, monsignor Angelo Panzetta, a benedire le salme. Anche lui aveva gli occhi lucidi. Ho sentito il groppone salire su quando sono andato a salutare don Massimo Riganello, segretario del vescovo – distrutto anche lui: ecco, in quel momento non ce l’ho fatta.
La sistemazione delle salme all’interno del Palamilone, le urla ed i pianti dei famigliari delle vittime… non auguro a nessuno di sentirli. Anzi, li farei ascoltare agli ottusi ed ignoranti che ce l’hanno con questa povera gente. A chi li ha definiti “irresponsabili”. Scappare da un Paese in guerra, mettendo a serio rischio la propria vita per cercare un futuro migliore per sé e la sua famiglia, è da irresponsabili?
E poi una serie di domande mi girano in testa da quel giorno: si potevano salvare? Si poteva fare di più? Dove si è inceppato il meccanismo? Chi ha fatto sì che passasse troppo tempo tra la segnalazione di Frontex ed il naufragio sulla secca? Il quadro inizia a delinearsi, ma lasciamo fare alla magistratura il suo corso.
La visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in ospedale prima ed alla camera ardente al Palamilone poi, è stato un momento significativo al contrario della “passerella” del governo a Cutro. Il capo dello Stato ha portato la vicinanza di tutta l’Italia alle salme ed ai famigliari della tragedia: ha parlato con loro, era li con loro. Il Consiglio dei Ministri cosa ha dimostrato, invece? Una pura riunione politica che poteva tranquillamente svolgersi a palazzo Chigi, invece di spostare tutto a Cutro con l’enorme organizzazione che richiede (spiegamento di forze dell’ordine in primis).
Domenica scorsa la Via Crucis a Steccato di Cutro con la croce costruita con alcuni pezzi del barcone distrutto in spiaggia. Un piccolo pezzo del caicco è stato portato in dono qualche giorno fa a Papa Francesco dai fedeli della parrocchia Maria Assunta ad Nives di Isola di Capo Rizzuto. Ieri pomeriggio, poi, la grande manifestazione nazionale organizzata dal coordinamento “26 febbraio” per chiedere lo stop alle stragi in mare.
Un’altra domanda, adesso, mi sorge spontanea: e da domani cosa succederà? Si spegneranno i riflettori sulla tragedia di Steccato di Cutro? Le telecamere inquadreranno altre immagini? Forse quelle delle tv nazionali: la stampa “locale” – così barbaramente definita in questi giorni – si è fatta il mazzo tanto in questi giorni e continuerà a farlo, come lo ha sempre fatto. Il problema è che, purtroppo, ci accorgiamo delle atrocità solo quando ne parlano i media nazionali: quanti sbarchi, tragedie, ma anche notizie belle e positive abbiamo raccontato in questi anni e quasi nessuno se n’è accorto? Anche su questo aspetto invito i lettori a riflettere: i giornalisti, le giornaliste, gli operatori e le operatrici di ripresa “locali” ci sono sempre a raccontare il territorio. Non bisogna per forza cliccare sul telecomando i tasti dall’1 al 9: dal 10 in poi ci sono le emittenti “locali” che raccontano la Calabria.

Giuseppe Laratta

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