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L’EDITORIALE | Era solo questione di tempo: gli arresti dei capi dei capi a distanza di trent’anni

La cattura di Totò Riina avvenne il 15 gennaio 1993; Matteo Messina Denaro è stato arrestato il 16 gennaio 2023

I Carabinieri del ROS hanno arrestato il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, dopo trent’anni di latitanza. Il capo dei capi – ritenuto tale dopo gli arresti di Totò Riina e Bernanrdo Provenzano – era all’interno di una struttura sanitaria di Palermo, dove si stava curando in day hospital da oltre un anno. A quanto riportato dalle agenzie, faceva periodicamente controlli in quella struttura. Dopo il blitz delle forze dell’ordine, Messina Denaro è stato trasferito alla caserma “Carlo Alberto Dalla Chiesa” e poi in una località segreta. Era ricercato dal 1993 per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altro. Il 29 giugno 1994 – riferisce il Ministero dell’Interno – sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali. Il 25 gennaio del 2016 era stato inserito nella lista dei più ricercati in Europa da parte dell’Europol.

Il blitz contro Matteo Messina Denaro è stato effettuato a trent’anni esatti da quello di Totò Riina: era il 15 gennaio del 1993 quando i ROS arrestarono il capo dei capi. A mettere fisicamente le manette a Riina fu il capitano della squadra Crimor Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo. Ora, non so se i lettori credano a quella serie di combinazioni “astrali” per le quali queste due tappe importanti nella lotto contro la criminalità organizzata siano un segno del “destino”, o se proprio “dall’alto” sia cambiato qualcosa.

Una cosa è certa: era solo questione di tempo. La mafia – come la ‘ndrangheta – non vince. Lo Stato, i suoi servitori, i cittadini, vincono sempre. Chi ha fatto la scelta giusta su da che parte stare, alla lunga – e qui di tempo ne è passato – vince. Ora bisogna proseguire su questa strada, estirpare la malapianta, la commistione tra colletti bianchi, le zone grigie, i cui tentacoli sono ovunque.

Oggi è un giorno importante, su questo non c’è dubbio. Lo dobbiamo a tutte le vittime delle mafie, a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, gli uomini e donne delle scorte. A chi non si è piegato e ha tenuto la schiena diritta. Oggi, per l’Italia sana, non è un “blue monday”.

Giuseppe Laratta

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