Il coraggio e la coerenza intellettuale di Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, sono un esempio da indicare soprattutto alle nuove generazioni. Proprio in queste ultime settimane, in diversi interventi, e in particolare in una lunga intervista rilasciata al “Fatto Quotidiano”, Gratteri non ha temuto di criticare sia il governo Meloni sia il nuovo ministro della Giustiza, Carlo Nordio. La lotta dura alla ‘ndrangheta, alla massomafia e al malaffare sono la stella cometa di questo grande magistrato calabrese nativo di Gerace. Non c’è governo di centrosinistra o di centrodestra che possa scalfire i suoi ideali e i suoi princìpi, né potente di turno che possa farlo recedere dalle sue più intime convinzioni. Gratteri ha criticato fortemente l’ex ministro Cartabia, e quindi il governo Draghi, e non sta facendo sconti neanche all’esecutivo appena insediatosi. Questa forza etica deve essere segnalata come valido insegnamento in una società in cui il relativismo e l’opportunismo sembrano essere diventati dominanti.
Ritorniamo alla Calabria e pensiamola senza l’azione di magistrati che, come appunto Nicola Gratteri, non guardano in faccia a nessuno e disarticolano, con le loro indagini o le loro sentenze, non solo la pericolosissima ‘ndrangheta, detentrice di un potere economico e militare spaventoso, ma anche i mafiosi con la cravatta, i burocrati infedeli, gli imprenditori collusi e che riciclano danaro sporco, i presunti servitori dello Stato corrotti e comprati a suon di mazzette e di favori, i politicanti che trovano sostegno elettorale nell’azione diretta delle ‘ndrine. Un’atmosfera grigia, cupa, maleodorante, incapace da sola di trovare le ragioni e le soluzioni per far prevalere la parte sana della società. Senza l’azione decisiva e strategica di questi magistrati, i buoni soccombono e i cattivi primeggiano, anche perché, citando lo stesso Gratteri, in Italia spesso è più conveniente delinquere che non fare sacrifici. Troppi i casi di gentaglia che per varie ragioni l’ha fatta franca, di furbastri che si sono arricchiti senza finire in galera, di riciclatori di proventi del traffico di droga che fanno anche la figura dei bravi imprenditori o dei valenti professionisti, di persone incompetenti assunte con metodi clientelari, di predatori dei fondi pubblici con la collusione di burocrazia e politica ammalate. Un quadro desolante, peraltro sostenuto dal finto garantismo, cavilloso e strumentale, che si nasconde dietro i princìpi della giustizia giusta per aprire le maglie di un sistema poco sano. Affari sporchi e affari solo apparentemente puliti si mischiano e si intrecciano nel mondo di mezzo, in cui sguazza di tutto. E il mondo di mezzo purtroppo pesa, anche sul fronte politico, così come tante inchieste hanno ormai dimostrato non solo in Calabria.
Lunga vita a Gratteri, quindi, e ai tanti suoi colleghi che sono i principali alleati della Costituzione Repubblicana e del Popolo che sfacchina dalla mattina alla sera per far quadrare i conti ogni fine mese. Da loro ci aspettiamo, senza essere giustizialisti, sempre nuove e più articolate azioni di contrasto al malaffare ‘ndranghetistico e massomafioso. Lo sporco in circolazione è tanto, veste anche la cravatta e indossa abiti firmati, genera lussi ed onori immeritati, fa a pezzi meritocrazia e giustizia sociale. Le cose negative che accadono, e che anche la massa della gente normale percepisce istintivamente o dalle notizie di stampa, hanno sempre dei registi occulti, dei manipolatori, dei burattinai che gestiscono il potere non certo per il bene pubblico ma di pochi. All’inizio di questo 2023, che potrebbe riservare “sorprese” su diversi fronti, mi sento di confermare che il sistema da solo non è in grado di rigenerarsi, per cui resta fondamentale l’azione della magistratura competente sostenuta in maniera convinta dalla stampa libera e dall’opinione pubblica. Non è un caso che alcuni recenti provvedimenti normativi siano intervenuti proprio per contenere e limitare al massimo la forza eminentemente democratica dell’informazione, ed altri pare siano in dirittura d’arrivo, come nel caso delle intercettazioni. Io non comprendo, e lo voglio dire chiaro, perché dovrebbe fare scandalo che venga pubblicato il testo di intercettazioni legalmente acquisite dalla magistratura, riguardanti soggetti cui il popolo ha delegato poteri immensi che condizionano la vita di tutti noi per decenni: politici, eletti, alti burocrati, presidenti di questo e di quello, governanti… Se si dovessero vergognare di qualcosa che hanno detto (vita personale a parte), vuol dire che hanno fatto qualcosa che non avrebbero dovuto fare! Il silenzio agevola solo i potenti che hanno tutti i mezzi necessari per non pagare mai un prezzo. (Massimo Tigani Sava)
L’EDITORIALE Il coraggio e la coerenza intellettuale di Nicola Gratteri, e la fogna che da sola non si rigenererà mai!
