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“Liberi dalle mafie”, torna a Castrovillari il “Festival della legalità”: ospiti Don Ciotti e Monsignor Savino

Secondo il vice presidente della Cei "è venuta l'ora di fare una rivoluzione non violenta"

“Non c’è legalità senza uguaglianza. Finché non ci sarà una presa di coscienza collettiva di questa peste non si riuscirà a estinguere alla radice questo male. La risposta a tutto questo è una sfida culturale e sociale. In Italia a fare la differenza è l’indifferenza. Bisogna morire per rinascere. La speranza non è un reato”. Ad affermarlo è stato don Luigi Ciotti intervenendo all’incontro “Liberi dalle Mafie” organizzato nell’ambito della seconda edizione del “Festival della Legalità” promossa dall’amministrazione comunale di Castrovillari. “In tutto quello che faccio – ha aggiunto don Ciotti – non rappresento un io ma un noi. Sono molto preoccupato della legalità, bandiera che tutti sventolano. La più bella espressione della legalità è quella data dalla Cei che ha affermato che è una esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere lo sviluppo della vita umana. Le regole devono essere uguali per tutti. Necessario fare battaglie culturali e sociali per estinguere la mafia. Diamo una mano al mondo della scuola dove ci sono persone che hanno una vocazione all’insegnamento”. “Ci sono molte donne – ha sottolineato il fondatore di Libera – che ormai si ribellano al potere e ai codici mafiosi e lo fanno anche per il bene dei propri figli per questo per loro bisogna trovare strade per il riscatto. La Calabria ed i calabresi sono meravigliosi. Mio padre da giovane venne in questa terra e ha sempre raccontato il bello di quello che avete e di quello che siete. I giovani trovino le condizioni per vivere e lavorare qui, senza dovere andare lontano”. All’incontro ha partecipato anche il vice presidente della Cei e vescovo di Cassano allo Ionio, monsignor Francesco Savino, il quale ha detto: “Non possiamo stare da tutte le parti, ma dobbiamo fare delle scelte. I poteri forti ci vogliono ignoranti, analfabeti. Non c’è più spazio per l’indifferenza e la rassegnazione: è venuta l’ora di fare una rivoluzione non violenta. Il popolo si senta chiamato alla responsabilità. Borsellino diceva – ha aggiunto il presule – che bisogna organizzare il popolo perché c’è troppa indifferenza. Don Pino Puglisi diceva che ‘i mafiosi occupano il territorio, i cittadini lo devono abitare”. Parlando della tragedia di Cutro poi, monsignor Savino ha affermato che “quelle persone potevano essere salvate”. A una domanda sulla paura il vicepresidente della Cei ha risposto che “la paura fa parte della vita, per vincerla bisogna essere trasgressivi. Se possiamo fuggiamo la mediocrità, coltiviamo i desideri, torniamo a sognare in grande”.

Fonte foto: Comune di Castrovillari

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