Militari della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito a Melito di Porto Salvo un provvedimento di confisca del patrimonio – stimato in oltre 1 milione di euro – nei confronti di Quinto Antonio Rosaci cl. ’53, e dei figli Antonino cl. ‘83 e Santoro cl. ’85. Il provvedimento, secondo quanto riporta una nota, si fonda sulle risultanze delle attività investigative condotte dal comando provinciale dei Carabinieri, nell’ambito del procedimento “Ada” e concluse nel 2013 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di presunti affiliati alla cosca di ‘ndrangheta Iamonte di Melito di Porto Salvo, tra cui il citato Quinto Antonio Rosaci che, per conto della stessa, aveva assunto una posizione di “comando e responsabilità” nella frazione Lacco di Melito Porto Salvo.
In tale procedimento, Quinto Antonio Rosaci, detto “Mastro Quinto” – ritenuto un punto di riferimento associativo per coloro che intendevano “investire” in attività economiche riguardanti l’utilizzo a fini di lucro dei videopoker – è stato condannato dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, con sentenza divenuta definitiva nel 2018, per aver fatto parte della cosca di ‘ndrangheta di Melito di Porto Salvo. In relazione alle risultanze dell’attività investigativa, è stata delegata al G.I.C.O. della Guardia di Finanza, alla compagnia Carabinieri di Melito di Porto Salvo, dalla locale D.D.A., un’apposita indagine a carattere economico/patrimoniale, al cui esito il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – su richiesta del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del sostituto Stefano Musolino – aveva disposto, nel 2018, il sequestro del patrimonio riconducibile a Rosaci, ai figli e ai rispettivi nuclei familiari.
Dopo aver accertato la pericolosità sociale qualificata dall’appartenenza alla ‘ndrangheta di Rosaci, in particolare alla cosca Iamonte, l’attività investigativa di tipo patrimoniale si è concentrata sulla ricostruzione della capacità reddituale e del complesso dei beni di cui lo stesso disponeva, direttamente o indirettamente nell’ultimo ventennio, accertando la notevole sproporzione degli investimenti rispetto alle risorse lecite. Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha ora disposto nei confronti di Quinto Antonio Rosaci:
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l’applicazione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o domicilio, per 3 anni e 6 mesi;
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la confisca del patrimonio a lui riconducibile stimato in circa 1 milione di euro e costituito dall’intero compendio aziendale di un’impresa operante nel settore dell’installazione e del noleggio di apparati da intrattenimento e divertimento, nonché da rapporti finanziari.