L’operazione “Basso profilo” – condotta dalla DIA e diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro – ha svelato ulteriori commistioni tra criminalità organizzata, imprenditoria e colletti bianchi. Tra le persone coinvolte spiccano il segretario nazionale dell’Udc – dimessosi a seguito proprio dell’inchiesta – Lorenzo Cesa indagato per associazione a delinquere aggravata da metodo mafioso, ed il responsabile calabrese del partito, nonché assessore regionale al Bilancio, Franco Talarico – agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione di tipo mafioso (416 bis primo comma) e voto di scambio.
Dal punto di vista prettamente politico, l’inchiesta ha segnato un colpo clamoroso che rischia di compromettere seriamente gli equilibri sia nazionali che locali: l’Udc – soprattutto negli ultimi giorni di crisi di Governo, nonostante abbia votato no alla fiducia in Parlamento – era entrata nel mirino dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, “zoppo” nei numeri al Senato. Considerato il fatto che bisogna rafforzare la maggioranza, a Palazzo Madama si è tentato l’approccio con i senatori Antonio De Poli, Antonio Saccone e Paola Binetti in quota scudo crociato. Ma, il coinvolgimento nell’inchiesta da parte di Lorenzo Cesa ha fatto alzare le barricate dei pentastellati che, per tramite di alcune dichiarazioni di Luigi Di Maio, ha reso noto che «mai il Movimento 5 Stelle potrà aprire un dialogo con soggetto condannati o indagati per mafia, o per reati gravi». Intanto
Dal punto di vista locale, è un’altra tegola pesante che cade in testa alla coalizione di centro-destra alla guida della Regione Calabria (vedi il precedente che ha interessato l’ex presidente del Consiglio Regionale Domenico Tallini, coinvolto nell’inchiesta “Farmabusiness”), e che si prepara alla campagna elettorale in vista delle elezioni di aprile. Sull’operazione di ieri non si è registrata nessuna dichiarazione in merito da parte degli esponenti politici Regionali: l’unico dei big ad essersi esposto ieri pomeriggio è stato Antonio Tajani di Forza Italia, dichiarando di essere «convinto dell’estraneità di Lorenzo Cesa da questa vicenda».
Un silenzio assordante in un momento politicamente delicato a tutti i livelli, che riguarda anche il “calciomercato” degli esponenti politici che – in questa fase – stanno cambiando casacca di partito, o stanno pensando a quale lido approdare in vista dell’entrata in maggioranza al Governo – sempre se non cade – o per avere un posto sicuro a Palazzo Campanella o alla Cittadella. Il tempo passa e gli esami sono in dirittura d’arrivo: le mele marce vanno estirpate. A tutti i livelli.
Giuseppe Laratta