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Operazione “Errore fatale”, dalla faida interna ai Mancuso agli affari del clan in Lombardia (VIDEO)

Sono ritenute responsabili dell’omicidio di Raffaele Fiamingo, avvenuto a Spilinga (Vibo Valentia) nel luglio del 2003, e del tentato omicidio di Francesco Mancuso le quattro persone arrestate tra Tropea, Zungri e Milano dalla Polizia di Stato di Vibo Valentia nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Errore fatale”, condotta contro la cosca Mancuso. Si tratta di Cosmo Mancuso, di 70 anni, già detenuto a Prato e considerato il capo del gruppo criminale; di Salvatore Poito, di 55 anni, considerato il “braccio armato” della cosca Mancuso; di Giuseppe Accorinti, di 60 anni, considerato dagli inquirenti l’uomo dei Mancuso a Zungri; di Antonio Prenesti, di 53 anni, detto “Mussu stortu” (muso storto), presunto narcotrafficante.

La faida interna al clan

Le attività d’indagine hanno permesso di accertare l’esistenza di una faida interna nella cosca Mancuso. L’omicidio di Francesco Mancuso sarebbe era maturato per contrasti insorti nella gestione delle attività criminali tra i componenti della famiglia Mancuso, ed in particolare tra la fazione capeggiata da Ciccio Mancuso, alias “Tabacco”, e quella guidata da Cosmo Mancuso, alias “Michele”.

La processione della “Madonna della neve”

Tra gli arrestati c’é Giuseppe Accorinti, il presunto affiliato alla ‘ndrangheta che il 5 agosto dello scorso anno, a Zungri, tentò di infilarsi tra i portatori della statua della “Madonna della Neve”, Santa patrona del centro del Vibonese. Accorinti, detto “Peppone”, ha con precedenti per associazione mafiosa, estorsione, lesioni e violenza sessuale; è considerato dagli inquirenti l’uomo dei Mancuso a Zungri. All’epoca dell’episodio era sottoposto alla sorveglianza speciale. La sua presenza abusiva tra i portatori della “Madonna della Neve” fu segnalata da alcuni cittadini ai carabinieri, che sospesero la processione e bloccarono l’uomo, conducendolo in caserma. La processione, dopo l’allontanamento di Accorinti, riprese regolarmente.

Il “braccio armato” del clan

É considerato il “braccio armato” della cosca Mancuso Salvatore Poito, di 55 anni, arrestato stamattina dalla Polizia nell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro. Poito, secondo gli inquirenti, è al vertice della cosca La Rosa della ‘ndrangheta, alleata con i Mancuso. Salvatore Poito ha precedenti per associazione mafiosa, usura, estorsione e favoreggiamento.

Un arresto a Milano

Antonio Prenesti, di 53 anni, è stato arrestato a Milano. Prenesti é considerato un trafficante internazionale di droga ed ha precedenti per associazione mafiosa. Già destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’operazione “Dinasty” del 2003, diretta dalla Dda di Catanzaro, Prenesti riuscì a sottrarsi in quell’occasione all’arresto e restò latitante fino al 2010, anno in cui fu arrestato. Successivamente l’uomo riuscì ad ottenere la scarcerazione e rientrò nei ranghi operativi della cosca Mancuso. La Polizia sta svolgendo adesso indagini per accertare i motivi per i quali Antonio Prenesti si trovasse a Milano e quale ruolo svolgesse nel capoluogo lombardo nell’ambito delle attività criminali della cosca Mancuso.

Quasi 50 uomini della Polizia stanno eseguendo arresti e perquisizioni a Vibo Valentia, Milano e Prato.

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