I Carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno eseguito nella serata di ieri un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di Bruno Patania, 44 anni di Stefanaconi; Francesco Lo Preaito, 33 anni di San Gregorio d’Ippona; e Cristian Loielo, 29 anni di Gerocarne, tutti e tre ritenuti affiliati al clan di Patania di Stefanaconi. Il provvedimento è stato disposto dalla Corte d’Appello di Catanzaro in seguito alla sentenza emessa lo scorso uno marzo nell’ambito del processo scaturito dall’operazione denominata in codice “Romanzo Criminale” con la quale veniva condannato Bruno Patania a nove anni di reclusione, Cristian Loielo e Francesco Lo Preiato a 10 anni di carcere. L’unico imputato a piede libero era Bruno Patania (assolto in 1° grado) per il quale sono state ravvisate le esigenze cautelari essendo stato condannato per il reato di associazione di tipo mafioso. Per i giudici sussiste la presunzione di pericolosità. Francesco Lo Preiato e Cristian Loielo sono detenuti per altra causa ma, secondo quanto scrive nel provvedimento la Corte d’Appello, l’evenienza non esclude l’applicazione cautelare della misura intramuraria.
Tutto ruota intorno alla guerra di ‘ndrangheta tra la famiglia dei Patania di Stefanaconi, alleati della potente locale di Limbadi, e il cosiddetto gruppo dei Piscopisani, a loro volta alleati con le articolazioni criminali emergenti di Vibo capeggiati da Andrea Mantella, da qualche anno collaboratore di giustizia. Una faida che tra il 2011 e il 2012 ha insaguinato i comuni dell’hinterland vibonese con una serie di omicidi e tentati omicidi. Secondo la ricostruzione dei giudici e le convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia esaminati nel corso del dibattimento, all’origine dei contrasti tra la famiglia Patania e i Piscopisani ci sarebbe l’omicidio di Michele Mario Fiorillo avvenuto il 19 settembre del 2011 su mandato di Fortunato Patania, marito di Giuseppina Iacopetta e padre dei fratelli Giuseppe, Salvatore, Bruno e Nazzareno Patania, per una questione legata a ripetuti sconfinamenti di confini. Per questo omicidio è stato condannato Francesco Cosimo Caglioti, deceduto in carcere. All’omicidio di Fiorillo ha fatto seguito due giorni dopo come immediata rappreseglia quello di Fortunato Patania, commissionato proprio dai Piscopisani. Da qui seguirono una serie di agguati come il tentato omicidio a Rosario Fiorillo, alias Pulcino, di Piscopio; Giuseppe Matina, alias Gringia, di Stefanaconi, Francesco Scrugli e Francesco Calafati. Prima e dopo questi fatti di sangue, nell’ambito della stessa guerra di mafia, sono stati commessi altri tre omicidi: quello di Giuseppe Matina avvenuto a Stefanaconi nel febbraio del 2012, quello di Francesco Scrugli commesso a Vibo Marina nel marzo dello stesso anno e quello di Davide Fortuna registrato in spiaggia in pieno giorno a Vibo Marina a luglio. Tre agguati mortali che gli inquirenti ascrivono ai Patania e che rappresenterebbero la reazione di costoro contro i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio del loro congiunto. L’impianto accusatorio è basato su una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché sulle dichiarazioni fornite da diversi collaboratori di giustizia: Loredana Patania (moglie di Giuseppe Matina), Daniele Bono, i killer Beluli Vasvi (detto Jimmy) e Ibrahimi Arben (detto Alberto) assoldati dai Patania per commettere gli omicidi; Raffaele Moscato, Andrea Mantella e infine Nicola Figliuzzi.