La cosca dei Piscopisani, ai quali apparterrebbero le otto persone arrestate stamani dalla polizia con l’accusa di avere avuto un ruolo in due omicidi, aveva cercato di veicolare l’idea che i delitti avessero un movente privato. E’ quanto emerso dalle indagini delle squadre mobili di Catanzaro e Vibo Valentia e dello Sco, coordinate dalla Dda catanzarese, che stamani hanno portato agli arresti. In particolare, secondo quanto si è appreso, per Mario Franzoni, ucciso nel 2002, negli ambienti criminali vibonesi era stata fatta circolare la voce che fosse stato ucciso in seguito ad un litigio. Per Giuseppe Salvatore Pugliese Carchedi, assassinato nel 2006, era stato riferito che il delitto era da ascrivere ad una relazione che il giovane intratteneva con la figlia minorenne di un esponente della criminalità organizzata. In realtà, secondo quanto emerso dalle indagini, le vicende private, che effettivamente c’erano, sarebbero da calare in un contesto articolato relativo ai rapporti di forza in seno all’organizzazione criminale. Pugliese Carchedi, quindi, secondo gli investigatori, era stato ucciso per punirlo perché si ribellava alla cosca compiendo dei reati all’insaputa della ‘ndrina.
Articoli recenti
-
-
-
-
-
4 Ottobre 2023 ‘Miramare bis’: rinviato a giudizio Falcomatà