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Proteste e promesse come dopo ogni tragedia: la baraccopoli sarà smantellata

Come dopo ogni tragedia, a San Ferdinando scoppiano le proteste e si convocano i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica. Un triste refrain che, però, poco incide sulla concreta volontà di risolvere il problema alla radice. L’obiettivo è “smantellare definitivamente la baraccopoli di San Ferdinando, creando un altro insediamento altrove e utilizzando gli Sprar attivi”. Fingendo di ignorare che se non si risolve a monte il problema dello sfruttamento dei migranti, della manodopera illegale al servizio dell’economia agricola della Piana (e non solo), spostare la tendopoli è un palliativo. Utile a dare un po’ di ordine e rigore per qualcuno e per qualche tempo, ma non certo a risolvere il problema.

Dalla riunione del Comitato per l’ordine e sicurezza pubblica che si è riunito oggi d’urgenza dopo la morte del diciottenne bruciato vivo la scorsa notte nella baraccopoli emerge, dunque, la determinazione a smantellare la baraccopoli “individuando un altro sito in cui piazzare “strutture temporanee per l’accoglienza”.

Nel frattempo un gruppo di migranti ha raggiunto il Comune di San Ferdinando, richiamando l’attenzione ancora una volta sulla situazione della baraccopoli. Il prefetto Di Bari ne ha incontrato una delegazione: al termine del confronto “la stessa rappresentanza si è impegnata a sensibilizzare gli ospiti della baraccopoli – afferma una nota – ad una gestione più efficiente delle tende e dei servizi esistenti, nonché al trasferimento presso la costruenda struttura”.
Il prefetto si è inoltre impegnato ad accogliere la richiesta della famiglia sul rimpatrio della salma di Suruwa Jaiteh.

Francesca Travierso

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