Sono stanchi i cittadini crotonesi delle frequenti interruzioni del servizio idrico: a cadenza quasi mensile, i rubinetti di case ed attività commerciali rimangono a secco poiché si verificano guasti o perdite alle tubature. Dunque, per due o tre giorni – ma, purtroppo, è capitato anche per periodi più lunghi – ci si ritrova senza acqua. Ma questo non accade poiché tutti sono morosi, ma perchè vi sono una serie di problematiche tra cui un contenzioso tra Sorical – società mista a prevalente capitale pubblico regionale a cui è stata affidata “la gestione, il completamento, l’ammodernamento e l’ampliamento degli schemi idrici di grande adduzione, accumulo e potabilizzazione trasferiti alla Regione Calabria dalla disciolta Cassa per il Mezzogiorno” – e Congesi, società in house del Comune di Crotone per la gestione del sistema idrico del Crotonese, che fornisce il comune capoluogo ed altri della provincia.
L’ultimo episodio in ordine temporale è avvenuto nelle ultime ore, quando Crotone si è ritrovata con l’ennesima interruzione del servizio. Con l’arrivo delle alte temperature, è normale che vi sia un consumo maggiore d’acqua: proprio per questo – come riportato in una nota – Congesi ha chiesto a Sorical sin da maggio di adeguare il flusso idrico alla situazione. Il consorzio crotonese ha affermato che la richiesta fatta non ha avuto esito positivo, e proprio nelle scorse ore i serbatoi comunali si sono ritrovati a secco, con conseguente sospensione del servizio. Per oggi è prevista un’ulteriore sospensione fino alle ore 14, a causa di lavori di riparazione sulla rete idrica.
Ieri mattina, come riportato anche dalla nostra testata, c’è stata una riunione in prefettura a Crotone, con al tavolo sia Sorical che Congesi: la prima ha dichiarato che «non può continuare a finanziare il servizio idrico del crotonese», anche in virtù del debito che la seconda ha nei suoi confronti che, a detta di Sorical, ammonterebbe a 15 milioni di euro e figlio di «un buco di 35 milioni» generato da Soakro, la società che ha preceduto Congesi e fallita nel 2016. (LEGGI L’ARTICOLO)
Il problema non è da poco poiché stiamo parlando di un bene primario per tutti: se il consumatore paga regolarmente le bollette – ed in alcuni casi salate – si aspetta un servizio preciso e puntuale. Invece, come capita spesso, si ritrova a secco per la morosità di un consorzio verso la società che gestisce l’acqua in Calabria, e la stessa si ritrova a dover chiudere i rubinetti. Un caso inaccettabile nel 2020 su entrambi i fronti, perchè non solo crea dei problemi ad intere famiglie, alle attività come bar, ristoranti e simili che hanno necessitano dell’acqua per lavorare, ma in una situazione come questa in cui il Coronavirus è ancora presente, e bisogna lavarsi le mani di frequente – ma anche per una corretta igiene personale – non si può non avere l’acqua. E poi, d’estate è normale che vi è un consumo maggiore, che non deve trascendere però da chi usa l’acqua per altri scopi come l’irrigazione di campi.
Bisogna trovare una soluzione che sia quantomeno definitiva, perchè l’acqua è di tutti: in tutto questo, bisogna mettere in conto i 600 km di condotte che portano l’acqua e che – a quanto appreso – non sarebbero nelle migliori condizioni per reggere il flusso di liquido. I cittadini che pagano devono ricevere un servizio ottimale. La querelle tra i due soggetti che gestiscono ed erogano il prezioso liquido non deve intaccare il consumatore.
Giuseppe Laratta