domenica, 03 dicembre 2023

Sante scritture, omaggio a San Giuseppe Moscati

La figura del medico santo è stata tratteggiata da Carmensita Furlano, docente di grafologia


Un laico diventato santo. Un medico che operò nel primo quarto del secolo scorso distinguendosi nella ricerca scientifica e nella sperimentazione clinica (fu tra i primi ad usare l’insulina per la cura del diabete), nel soccorso ai soldati feriti reduci dal fronte della grande guerra e nell’attenzione verso gli ultimi che ne determinò anche la scelta di rinunciare alla carriera accademica per continuare il lavoro in ospedale curando bambini e persone bisognose. Beatificato da Paolo VI, Giuseppe Moscati è diventato santo nel 1987 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II: nel giorno della sua festa liturgica, a Vibo Valentia, la figura di Moscati è stata celebrata nell’ambito del percorso ‘Incontri di fede’ presso il Duomo, la cui parrocchia è dedicata alla Madonna, al cui culto Moscati era legatissimo. La sua principale aspirazione era occuparsi del corpo e dello spirito. Il suo più grande, forse unico cruccio, era quello di non riuscire a salvare le persone di cui si prendeva cura. La figura del medico santo è stata tratteggiata da Carmensita Furlano, docente di grafologia pastorale presso la Pontificia facoltà teologica San Bonaventura: da cattolica praticante ha studiato la figura di san Giuseppe Moscati, a partire, ovviamente, dalla sua scrittura. Nella quale, afferma, i segni della santità erano evidenti.

Ovviamente, la scrittura rivela la nostra luce, le virtù, ma svela anche i lati in ombra, perfino quelli inconsci. Tant’è che la grafologa cosentina è anche esperta in grafopatologia, ruolo che le consente di svolgere perizie e consulenze a livello giuridico. La scrittura, afferma Furlano, non mente.