Ci sono gare che marchiano una svolta. Quella contro il Bologna per il Crotone è la partita che probabilmente segna la stagione in maniera definitiva: in vantaggio di due gol all’intervallo, i rossoblu si buttano via nella ripresa, inspiegabilmente molle e pavida, consentendo alla squadra di Mihajlovic di riprenderla e mettere la freccia, e di conquistare sei punti in due gare come fin qui non le era mai riuscito in questa stagione. Difficile, quasi impossibile, a questo punto, pensare e soprattutto credere che la squadra di Cosmi possa scampare ad una sorte che appare inevitabile. Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo il Crotone costruisce una dote apparentemente rassicurante. Prima con una punizione a pelo d’erba e dalla lunga distanza di Messias, e poi con un rigore trasformato da Simy, al tredicesimo centro stagionale, dopo consulto al Var per un contatto in area tra Soumaoro e Di Carmine. Già s’immaginano i titoli, tipo, il Crotone si aggrappa alla serie A, ma quel che ha edificato la squadra di Cosmi lo disfa con un secondo tempo imbarazzante. Soumaoro si riscatta in avvio, tap-in facile su assist di Palacio, poi è Schouten a trovare il 2-2 con una conclusione dal limite. Il Crotone si allunga, concede, non morde ed alla fine si arrende a 6′ dalla fine quando Skov Olsen ribadisce in rete di piatto dopo respinta di Cordaz su Palacio. È l’inizio dello scorrimento dei titoli di coda su una stagione anomala. E non è detto che sia, in assoluto, un male: d’ora in poi si può cominciare a pensare al futuro, a declinare i verbi al futuro. Da un’altra parte, in un’altra categoria, con chi lo merita e con chi ci vuole stare.
Francesco Sibilla