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Strongoli, una scala per ricordare le vittime innocenti di mafia

Ci sono anche i nomi di Arturo Caputo e Ferdinando Chiarotti sui gradini della “Scalinata della legalità” inaugurata a Strongoli. Erano entrambi di questo comune del Crotonese, entrambi vittime innocenti della ‘ndrangheta. Il primo aveva appena 16 anni, era in una pizzeria di Strongoli quando rimase ucciso in un agguato diretto contro un pregiudicato del posto. Era il 4 luglio del 1990. Chiarotti, invece, è una delle quattro vittime della strage di Strongoli, raggiunto da uno dei colpi esplosi da un’auto in corsa il 26 febbraio del 2000. Anche lui (come Arturo) non c’entrava nulla; e neppure lui era “al posto sbagliato”: perché la panchina sulla quale era seduto a prendere il sole, così come una pizzeria, non possono essere posti sbagliati.

I loro nomi da oggi sono accanto a quelli di altre 26 vittime innocenti, su una scalinata tricolore che l’Amministrazione guidata da Sergio Bruno ha voluto anche per gettare i semi di una nuova cultura della legalità. Quella che magari un giorno potrà portare anche alla verità sulla scomparsa di Gabriele De Tursi, il giovane di Strongoli svanito nel nulla il 5 giugno del 2013. In paese c’è più di qualcuno che sa cosa gli è accaduto, ma non parla neppure in forma anonima. All’inaugurazione della scalinata c’era anche sua madre Anna, che da quel giorno ha perso la pace. Come la famiglia di Maria Chindamo; come tanti, troppi parenti vittime delle mafie che non hanno ancora avuto giustizia, e che non conoscono la verità.

Ecco perché “non basta combattere il male mafioso – sottolinea il sottosegretario agli Interni Wanda Ferroma bisogna anche costruire gli anticorpi sociali”.

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