Un anno fa abbiamo conosciuto il Coronavirus e le nostre vite sono cambiate: lockdown, socialità azzerata e termini come “Dpcm, mascherine, pandemia, indice Rt” sono entrati nella nostra quotidianità. Dopo 365 giorni stiamo scoprendo le varianti del Covid, e le preoccupazioni che da esse derivano – in quanto, secondo gli uomini di scienza, sembrerebbero essere più infettive rispetto al virus originario – devono essere accompagnate «ad una massima attenzione ad un problema di pandemia che ancora è presente, ha ancora la sua contagiosità e la sua diffusività». Del presente e del futuro dell’emergenza sanitaria ne abbiamo parlato con il referente regionale della Simeup (Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica), il dottore Giovanni Capocasale.
«Festeggiare il compleanno del Coronavirus, come sta facendo in maniera figurativa un po’ tutto il mondo scientifico, giornalistico – ha dichiarato ai microfoni di Video Calabria Capocasale – è veramente inaccettabile, perchè questo potrebbe far diminuire le attenzioni da parte della popolazione italiana nei confronti delle misure che tutt’oggi, purtroppo, le varianti ci impongono di alzare sempre di più. Non sento più parlare dell’uso delle mascherine, del distanziamento, delle norme igienico-sanitarie sulle nostre mani».
Il presente ed il futuro della lotta al Coronavirus è rappresentato dai vaccini: a livello nazionale, ma anche soprattutto regionale, le operazioni vanno a rilento. Negli ultimi giorni il presidente f.f. della Regione Calabria Nino Spirlì ha proposto di includere nella seconda fase delle vaccinazioni anche il personale scolastico, con la chiusura degli edifici per un periodo di due/tre settimane. Sul tema delle vaccinazioni, Capocasale si è mostrato molto critico: «la politica con la p minuscola – ha dichiarato – ha combinato confusione su tutto il territorio nazionale e regionale. La mancata programmazione corretta e scientifica, che vada al di fuori di interessi economici ed imprenditoriali, di interessi che sono sfociati in atti illegali da parte di chi doveva amministrare questo momento particolare, ha creato tanta confusione. C’è chi dice chiudiamo le scuole, chi riapriamo, facciamo i vaccini; c’è un detto che, in questo momento faccio mio: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Noi parliamo, parliamo di vaccini, di vaccinare le categorie a rischio, vacciniamo il mondo della scuola, però ancora non è partito niente. Abbiamo una classe medica che non è stata vaccinata al 100%, mi riferisco non solo alla Calabria dove siamo ultimi in tutto, ma in tutta Italia; poi ci sono dei territori dove questo fenomeno viene acuito se pensiamo che i medici in prima linea ancora non sono stati vaccinati. L’idea che possa partire questa campagna vaccinale mi fa tremare le gambe: non c’è organizzazione, non c’è programmazione, non c’è un piano vaccinale, non ci sono le piattaforme dove registrare il cittadino comune per ottenere la vaccinazione».
Per Capocasale vi è, dunque, un alone di confusione intorno alle vaccinazioni e, soprattutto, sulle modalità e la tempistica: «se le scelte governative, regionali – ha dichiarato – avessero chiesto un aiuto immediato ai medici di Medicina Generale, a noi pediatri di famiglia, oggi penso che metà della popolazione sarebbe stata vaccinata, avendo a disposizione naturalmente i vaccini che possiamo utilizzare presso i nostri studi».
Giuseppe Laratta