Terminata senza troppi inciampi l’illustrazione dei punti principali del nuovo decreto sull’immigrazione, la presidente Giorgia Meloni inciampa più volte, però, quando c’è da entrare nel dettaglio della tragedia accaduta a Steccato di Cutro. Che poi è la ragione per cui il Consiglio dei ministri si è svolto a Cutro e non a Roma, e dunque è l’argomento sul quale i ministri sarebbero dovuti arrivare più preparati. E invece, le risposte si fanno balbettanti, le facce un po’ stupite e, nel finale, l’imbarazzo è palpabile. Come quando la presidente viene messa di fronte all’evidente inesattezza di parole che, pure, aveva pronunciato con grande sicumera. Come quando lanciando ancora una volta accuse a Frontex, dice che l’aereo dell’agenzia segnala il caicco quando questo è già in acque nazionali, vale a dire 12 miglia, mentre in realtà la barca viene segnalata quando è a 40 miglia.
Affermazioni che suscitano un’altra domanda…Se anche fosse che al largo della Grecia il caicco non è stato avvistato, cosa centra questo col mancato intervento italiano? Siccome gli altri non li salvano, non li salviamo neanche noi? Seconda gaffe, dunque… con la terza che segue di poco, quando la presidente si mostra un po’ infastidita dalle domande dei cronisti locali, che riportano l’attenzione sulla tragedia di Cutro, facendo notare che a 15 giorni dal naufragio ancora nessuna risposta vera è stata data ad una domanda semplicissima: perché una barca di migranti, sebbene avvistata, non è stata soccorsa?
All’ennesimo tentativo di rigirare la domanda, dunque, i giornalisti questa volta non ci stanno. Non siamo noi a dover dare delle risposte, ma chi si è assunto la responsabilità di guidare il Paese, e dunque dovrebbe assumersi anche la responsabilità di quello che vi succede. L’apice, però, si tocca nel finale, quando un infastidito addetto stampa chiude la conferenza senza permettere di porre altre domande ai cronisti che seguono la vicenda dal 26 febbraio, dunque ne conoscono ogni terribile dettaglio.
Francesca Travierso
