Siamo ritornati sulla spiaggia di Steccato di Cutro: questa località in provincia di Crotone è balzata alle cronache internazionali per il naufragio dei migranti avvenuto il 26 febbraio scorso, nel quale hanno perso la vita 93 persone tra uomini, donne e bambini. La spiaggia mostra ancora i segni di questa tragedia: il mare ha restituito – oltre, purtroppo, ai corpi senza vita – i pezzi del caicco, gli effetti personali dei migranti, vestiti, scarpe, i giocattoli dei bimbi. In queste settimane questa località è stata meta di tante persone che hanno voluto portare un saluto, un pensiero, un fiore: tante le croci presenti sulla sabbia, a voler ricordare ogni singola persona che, a pochi metri da una nuova vita, non ce l’ha fatta.
Una piccola delegazione di giornalisti crotonesi si è recata venerdì pomeriggio per ricordare le vittime del naufragio di Steccato di Cutro. Il giorno non è stato scelto casualmente, ma era il Venerdì Santo, il giorno in cui i cristiani commemorano la passione e la crocifissione di Gesù di Nazareth. Legno, chiodi e tanto dolore: i cronisti hanno portato un mazzo di fiori e 14 candele bianche – come le stazioni della Via Crucis – poggiate su un pezzo del barcone naufragato, lasciando un messaggio: “Ero straniero e non mi avete accolto”. Un mix di emozioni ha pervaso chi è ritornato su quella maledetta battigia: rabbia, dolore, commozione. Fa una certa impressione vedere quel legno distrutto, i chiodi arrugginiti. E il pensiero torna a quel video, diventato virale, in cui si vedono i migranti sopra e sotto coperta a poche ore dalla tragedia. Non dimentichiamo il naufragio di Cutro, le 93 vittime, i dispersi, i superstiti ed i famigliari: restiamo umani
