Un’altra inchiesta contro la ndrangheta terremota la politica calabrese, e perfino quella nazionale, ai più alti livelli. Ed insieme agli esponenti delle più potenti cosche delle province di Crotone e Catanzaro, coinvolge il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, fino a poche ore fa uno dei personaggi-chiave delle fasi precedenti il voto di fiducia al governo Conte, la cui casa romana è stata perquisita e che stamattina si è dimesso, e l’assessore regionale al bilancio, Franco Talarico, in passato anche presidente del Consiglio regionale e punto di riferimento dell’Udc calabrese. Fra le 50 persone arrestate, 13 delle quali finite in carcere e 35 agli arresti domiciliari, insieme ad alcuni boss ci sono imprenditori, altri esponenti politici, funzionari e dipendenti pubblici che secondo l’accusa erano collusi con le organizzazioni criminali.
L’inchiesta, denominata ‘Basso profilo’ e condotta dai Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza e Dia, è stata coordinata dalla Procura antimafia di Catanzaro che avrebbe accertato movimentazioni illecite di denaro per un ammontare di circa 300 milioni di euro: per stabilirlo, è stato necessario trascrivere i dialoghi di ben 266.500 intercettazioni ed effettuare accertamenti su 1.800 conti correnti e su una montagna di operazioni bancarie, addirittura 388 mila, tanto che, arresti a parte, l’altro dato saliente dell’indagine è dato proprio dai numerosi sequestri: tra i beni ci sono 59 società, 45 immobili, 29 auto, fra le quali una Porsche Carrera ed una Porsche Boxter, 77 conti correnti, un lingotto d’oro, 24 carte di credito ricaricabili ed un’imbarcazione di lusso.
Le accuse vanno dall’associazione mafiosa al riciclaggio, alla turbativa d’asta, all’intestazione fittizia di beni, tanto che il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, riferendosi ai patrimoni sequestrati dice che si tratta di un Recovery fund sempre attivo. Secondo le indagini del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, e dei sostituti procuratori Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, l’organizzazione criminale era strutturalmente complessa ed altamente organizzata: a capo vi erano le ndrine di Cirò Marina, Cutro, Isola Capo Rizzuto e del versante jonico della provincia di Catanzaro, capeggiate da boss del calibro di Nicolino Grande Aracri, Alfonso Mannolo, Giovanni Trapasso, Santo Bagnato. Con tutti loro dialogava l’imprenditore Antonio Gallo, detto ‘il principino’, che grazie ai soldi delle cosche era riuscito a conquistare il monopolio nella fornitura dei prodotti antinfortunistici alle imprese che si aggiudicavano gli appalti sul versante jonico. Gallo, inoltre, otteneva appalti con gli enti pubblici e grazie ad alcuni prestanome gestiva società, una anche in Albania, nei settori antinfortunistico e delle pulizie, che truffavano l’erario e gli enti previdenziali, facendo enormi profitti.
Ma l’imprenditore era anche l’interfaccia con la politica: a Cesa lo avevano presentato Tommaso e Saverio Brutto, il primo consigliere comunale di Catanzaro, il secondo di Simeri Crichi. Gallo chiedeva favori e prometteva voti, ed evidentemente era ritenuto affidabile, tanto che il patto era servito sia nelle consultazioni elettorali in Calabria, sia ancora nel periodo che ha preceduto le ultime elezioni politiche, nel marzo del 2018. È in quest’ambito che, secondo i magistrati della Dda catanzarese, gli esponenti dell’Udc si sarebbero resi responsabili di una lunga serie di delitti contro la pubblica amministrazione, ovvero, turbative d’asta, corruzione e abuso d’ufficio. L’accusa è gravissima: Cesa e Talarico garantivano la loro moral suasion presso gli enti ed i funzionari pubblici, o nei confronti degli amministratori di società in house a livello nazionale che mettevano a bando le gare d’appalto.
Del giro anche un altro imprenditore del settore delle pulizie, Antonino Pirrello, che otteneva appalti ed offriva pacchetti di voti. Per la Dda, le fatture per operazioni inesistenti sono oro per le organizzazioni criminali: ci si muove nell’ombra, sfruttando complicità, corruzione e scatole cinesi, insomma, mantenendo quel basso profilo che ha ispirato gli investigatori nel dare il nome all’inchiesta. Un altro nome eccellente finito nell’indagine è quello del notaio catanzarese Rocco Guglielmo: per lui, la Dda aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip ha applicato nei suoi confronti il divieto di dimora a Catanzaro: secondo l’accusa, Guglielmo avrebbe facilitato il passaggio di quote societarie ad alcuni albanesi intestatari di alcune delle società fittizie senza effettuare i controlli previsti dalla normativa antiriciclaggio.
I destinatari dei provvedimenti
-ALECCE Luigi, nato a Catanzaro il 25.06.1965;
-ANTONELLI Anna Rita, nata a Olevano Romano (RM) il 9.08.1956;
-BAGNATO Antonio Santo, nato a Roccabernarda (KR) 1’1.11.1967;
-BANU Elena, nata a Craiova (Romania) il 28.06.1971;
-BONOFIGLIO Giuseppe, nato a Crotone il 4.11.1974;
-BONOFIGLIO Rosario, nato a Roccabernarda (Kr) il 20.03.1965;
-BRUTTO Tommaso, nato a Settingiano (CZ) 1’8.04.1963;
-BRUTTO Saverio, nato a Catanzaro il 9.06.1989;
-CARDUCCELLI Eliodoro, nato a Catanzaro, il 6.04.1978;
-CERENZIA Ilenia, nata a Crotone il 13.05.1998;
-CIRILLO Nicola, nato a Catanzaro il 21.12.1967;
-CURCIO Eugenia, nata a Crotone il 3.02.1973;
-HASAJ Odeta, nata in Albania (EE) il 16.05.1967.
-D’ALESSANDRO Ercole, nato a Fuscaldo (CS) il 22.09.1955;
-D’ALESSANDRO Luciano, nato a Palermo il 24.03.1976;
-DE LUCA Vincenzo, nato a Catanzaro il 24.03.1979;
-DI NOIA Concetta, nata a Torino il 17.12.1972;
-DROSI Antonella, nata a Catanzaro il 5.11.1956;
-DROSI Valerio Antonio, nato a Catanzaro il 26.07.1963;
-ERRIGO Natale, nato a Reggio Calabria il 14.08.1986;
-ESPOSITO Mario, nato a Soveria Simeri (CZ) il 2.11.1962;
-FALCONE Carmine, nato a Cutro (KR) 1’1.01.1947;
-FALDELLA Santo, nato a Crotone il 5.03.1984;
-GALLO Antonio, nato a Catanzaro il 30.07.1980;
-GIGLIO Glenda, nata a Bari il 20.05.1980;
-GIGLIOTTA Umberto, nato a Catanzaro il 29.03.1982;
-GUGLIELMO Rocco, nato il 12.09.1963;
-LA BERNARDA Giuseppe, nato a Catanzaro il 7.04.1968;
-LA BERNARDA Rodolfo, nato a Cotronei (KR) 1’1.01.1964;
-LAMANNA Giuseppe, nato a Torino il 19.10.1986;
-LEONE Andrea, nato a Catanzaro il 21.08.1968;
-LEROSE Francesco, nato a Roccabernarda, il 13.02.1970;
-MANTELLA Francesco, nato a Catanzaro il 7.09.1966;
-MARINARO Ieso, nato a Catanzaro il9.09.1964;
-PAONESSA Daniela, nata a Catanzaro il 21.12.1976;
-PIRRELLO Antonino, nato Reggio Calabria il 18.12.1979;
-POSCA Raffaele, nato a Catanzaro 1’8.09.1981;
-ROSA Tommaso, nato a Crotone il 25.09.1964;
-ROSA Victoria, nata a Torino il 14.04.1989;
-SELVINO Giuseppe, nato a Santa Severina (KR) il 11.10.1960;
-SINOPOLI Maria Teresa, nata a Catanzaro il 2.03.1977;
-TALARICO Francesco, nato a Nicastro (CZ) il 11.01.1967;
-TORCIA Luca, nato a Crotone (CZ) il 3.03.1991;
-TORCIA Rosa, nata a Catanzaro il 16.03.1968;
-TRUGLIA Giuseppe, nato a Catanzaro il 26.08.1977;
-VOLPE Pino, nato a Catanzaro il 17.12.1967;
-ZAVATTA Alberto, nato a Catanzaro (CZ) il 2.01.1985;
-ZAVATTA Claudio, nato a Gerace (RC) il 28.11.1957;
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interviste:
Nicola Gratteri – procuratore DDA Catanzaro
Maurizio Vallone – direttore DIA